Il nostro laboratorio (iniziato a meta di novembre) è stato un viaggio alla ricerca delle nostre potenzialità espressive ed artistiche e attraverso queste alla ricerca di noi stessi.
Per intraprendere questo viaggio abbiamo cercato gli strumenti indispensabili e li abbiamo trovati nella storia del Teatro e nei grandi maestri (Diderot, Stanislavskij e il suo metodo, Michail Cechov, Mejerchol’d e il suo “attore biomeccanico”, Grotowski, Eugenio Barba e l’antropologia teatrale, Copeau, Orazio Costa Giovangigli e il metodo mimico, Dario Fo).
Punto di partenza per allestire il saggio finale del nostro viaggio è stato il Moby Dick, scritto da Herman Melville (1819-1891), in quanto, attraverso l’immagine allegorica della caccia alla balena, fondamentalmente racconta di un viaggio, di una ricerca; abbiamo poi attinto ad altri testi che parlassero di viaggi, di ricerche e di personaggi che incarnassero queste ricerche. (Giona e Ulisse su tutti).
Man mano che il nostro viaggio ha preso corpo ci siamo accorti di come il testo finale (quello che voi vedrete) sia una grande allegoria della realtà attuale: una realtà fatta di multietnia, di idolatria ma anche di fede, di emarginazione, di coraggio, di fantasia, di mistero, di spiritualità, di vita, di morte e di amore.
Gli autori cui abbiamo attinto sono : Sofocle (496 a.C.-406 a.C.), Lucrezio (98 a.C.-55 a.C.), Yang-Ti (581-618 d.C.), Dante Alighieri (1265-1321), Friedrich Holderlin (1770-1843), Aleksander Sergeevic Puskin (1799-1837), Alfred Tennyson (1809-1892), Walt Whitman (1819-1882), Friedrich Nietzsche (1844-1900), Rabindranat Tagore (1861-1941), Edgard Lee Master (1869-1950), Christian Morgenstern (1871-1914), Rainer Maria Rilke (1875-1926), Herman Hesse (1877-1962), Juan Ramon Jimenez (1881-1958), Dino Campana (1885-1932), Fernando Pessoa (1888-1935), Rafael Alberti (1902-1999), Nazim Hikmet (1902-1963), Pablo Neruda (1904-1973).
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